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Lo zoom ed il sensore per eseguire correttamente i rilievi tecnici per una esatta e rigorosa consulenza grafologica

Indagini Grafiche - Esame Forense di Manoscritture

Lo zoom ed il sensore per eseguire correttamente i rilievi tecnici per una esatta e rigorosa consulenza grafologica

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Guidati dalle premesse della pagina iniziale e dagli anteposti ivi contenuti, le seguenti indicazioni per eseguire correttamente i rilievi tecnici per una esatta e rigorosa consulenza grafologica

Nella figura che segue potete osservare quello che è un sensore per immagini, ovvero l’aggeggio che vi permette di raccoglie quanto state rilevando, ed attraverso il quale poi è possibile l’invio dei dati raccolti ottenuti con il vostro “scatto” alla memoria dell’attrezzatura usata (sia essa tablet e/o reflex) attuando nel contempo la loro trasformazione in informazioni digitalizzate che andranno a finire in quel file che poi userete per fare e disfare, ovvero, aprire, vedere, trasformare e/o modificare l’immagine di quello che avete ripreso ed inserirla a vostro piacimento nel lavoro consulenziale.

Di sensori ne esistono vari tipi con sigle differenti, non vi sto adesso a spiegare le diversità  e le qualità dell’uno e/o dell’altro perché sarebbero troppo tecniche, noiose e forse inutili, in  particolare l’unico elemento che mi preme segnalare è quello del fattore della grandezza fisica del sensore stesso, in quanto proprio qui si evidenziano le peculiari differenze per un prodotto finale (immagine) fruibile con facilità permettendo quindi tutte le manipolazioni con un margine di leggibilità del dato ottimale proveniente da quel file.

Sempre nella figura seguente ho messo in risalto le varie tecnologie attraverso le quali è possibile effettuare “fotografie”, o meglio dire rilievi nel nostro caso, queste sono messe in comparazione con i sensori con i quali le stesse vengono equipaggiate.

Dal più piccolo al più grande; quest’ultimo è il cosiddetto “full frame”, in quanto misura esattamente proprio quanto un singolo fotogramma di una vecchia pellicola fotografica (24×36 mm) ed è in essere solo ed esclusivamente su reflex di un certo costo.

Per farvi capire, ricordate quando andavate dal fotografo per farvi sviluppare il rullino, poi nel ritirare le foto vi erano allegati i negativi, ecco questi rappresentano, come idealizzazione di forma e dimensione proprio  il formato full frame.

Finisco questo discorso con il segnalarvi che non tutte le reflex sono formato full frame, infatti quelle di questa categoria meno costose non lo sono in quanto il sensore, a secondo della marca, ha una misura inferiore, anche se di poco, dal full frame (reflex Canon 22,2×14,8 mm – Nikon, Sony e Pentax da 23,6×15,7 mm).

Come potete notare, la differenza relativa alle grandezze dei sensori sono palesemente percepibili, quello che equipaggia uno smartphone risulta essere ridotto ai minimi termini se confrontato con quello di una reflex, ed ancor di più con quello di una reflex full frame.

Ok, quindi vi chiedere ma che c’entra esattamente la differenza di grandezza se poi il prodotto finale, intendo l’immagine che alla fine osservate sul pc o che inserite nella consulenza, così ad occhio  ed a sensazione è simile, identica insomma; ed io vi pongo un altro interrogativo, ma siete proprio sicuri?

La risposta è semplice, un sensore di misura maggiore incamera informazioni maggiori rispetto a quello più piccolo; è tutta una questione di ricezione e fissazione delle informazioni. Naturalmente più piccolo è il sensore, meno spazio per memorizzare i dati avrà, quindi sarà costretto (attraverso algoritmi software appositi) a comprime quelli che riceve, perciò queste modalità ricettive e di memorizzazione andranno inevitabilmente ad influire sulla qualità ed integrità del prodotto finale, ossia elementi inerenti la qualità della nostra immagine.

Queste informazioni compresse sono tutte pressoché relative a due elementi fondamentali, ovvero al colore ed alla risoluzione, queste sono quindi  direttamente riscontrabili nel totale dei numero di pixel prodotti e dei quali l’immagine è formata; quindi maggiore sarà il numero di pixel, maggiore sarà la quantità e la qualità di “dettaglio” che possiamo chiedere all’immagine.

Il pixel, di forma quadrata, non è altro che una minima porzione di colore in composizione e della quale è formata l’immagine stessa; infatti se uniamo tutti i pixel questi formano e disegnano il suo complesso. Ovvero più pixel il nostro sensore riesce a creare, più dettagli di quello che stiamo fotografando vengono memorizzate e supportate.

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Quindi l’immagine che andiamo a incollare sul nostro documento, se ripresa attraverso un tablet od uno smartphone sicuramente non avrà le stesse caratteristiche, relativamente alla qualità, quantità e dettaglio di una proveniente attraverso l’uso di una reflex.

Per concludere questo primo articolo, non posso non informarvi che un altro elemento di differenza degli strumenti appena citati, che va ad incidere notevolmente sull’immagine, è anche quello relativo all’obiettivo, in parole povere quello che vi permette anche di effettuare lo zoom, ovvero di avvicinare e/o allontanare l’elemento che state riprendendo.

Negli smatphone e tablet, almeno fino a questo momento storico, non esiste lo zoom ottico, quello che viene permesso con questi strumenti è quello di carattere digitale.

Cioè lo strumento, tablet o smatphone che sia, attraverso algoritmi ed il software installato permette l’avvicinamento e/o l’allontanamento del soggetto ripreso, ma questa modalità indubbiamente permette la perdita di dati, in quanto viene lavorata la stessa immagine ripresa senza zoom, cioè quando pensate di effettuare uno zoom di un soggetto attraverso un tablet o o smartphone, non fate altro che ingrandire l’immagine  che è già all’interno del sensore, quindi effettuate uno zoom in modalità digitale, questo incide poi in una perdita di qualità e dettaglio, ovvero il prodotto che ne deriva è senz’altro scadente.

La differenza quindi si nota, infatti usando una reflex, nella quale lo zoom è di carattere meccanico, ovvero funziona attraverso l’interazione e  posizionamento delle lenti all’interno dell’obiettivo, il soggetto ripreso viene allontanato e/o avvicinato senza la perdita di qualità e dettaglio, mentre lo zoom eseguito con un tablet o smartphone è relativo alla stessa immagine ripresa in modalità normale lavorata poi attraverso algoritmi e software installati ed ingrandita digitalmente permettendo, appunto, lo zoom, ma con conseguente perdita di qualità presentandosi se si ricerca qualche dettaglio visibilmente “sgranata”

Nell’immagine sotto l’evidenza, notiamo contrapposte la stessa immagine scattata sia con una reflex prima e con un tablet dopo.

Reflexschermata-2016-10-11-alle-11-26-16Tablet

Come si vede l’immagine ci permette di osservare distintamente la perdita di qualità e di sostanza del soggetto ripreso; attraverso il rilievo fatto con la reflex, l’ingrandimento permette anche di poter distinguere sia la modalità di stampa (inkjet) e sia il tratto dello strumento scrittorio usato, (una biro) mentre la stessa operazione eseguita con il tablet (per uno smartphone è uguale) non permette praticamente nulla in quanto a mala pena si riesce a distinguere il soggetto ripreso.

Spero di aver dissipato i dubbi e/o i convincimenti relativi all’uso della tecnologia che al momento ci permette di poter effettuare rilievi, e della diversità del prodotto finale, concludo solo con il dire che il prezzo di una reflex non supera, ma a volte è anche inferiore, quello di uno smartphone o tablet di fascia media.

 

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