Operiamo in tutta Italia
+39 351 383 0254
info@grafologico.it

I formati dei file immagine

Indagini Grafiche - Esame Forense di Manoscritture

I formati dei file immagine

Nuovo Sito

Guidati dalle premesse della pagina iniziale e dagli anteposti ivi contenuti, le seguenti indicazioni per eseguire correttamente i rilievi tecnici per una esatta e rigorosa consulenza grafologica.

Gli esatti formati dei file immagine per i nostri rilievi

Quando ci apprestiamo ad effettuare dei rilievi fotografici con la nostra fida reflex, ma anche con scanner e/o smartphone/tablet (per questi ultimi casi, se proprio non ne potete fare a meno, vi consiglio di leggere questo mio articolo), dobbiamo e/o possiamo settare il formato nel quale venga poi trasformato, dalla nostra strumentazione, quello che ci apprestiamo a riprendere (rileviamo).

Questo è importante perché è possibile impostare in vari formati il salvataggio delle nostre immagini non sempre si è a conoscenza degli esatti settaggi da impostare.

Probabilmente avete sentito che preferibilmente si dovrebbe memorizzare quello che rileviamo in formato RAW.
Ma sapete perché è così importante ?, che cosa significa veramente per le vostre immagini?

Innanzitutto, lasciando perdere i significati, gli acronimi e tutto quello collegato al significato della parola stessa, il formato RAW non è altro che il “negativo” del nostro scatto una volta trasformato in file.

Ricordate le vecchie pellicole, quando andavate a svilupparle poi nel ritirate il prodotto finale avevate in mano sia le foto che i negativi; ed il formato RAW non è altro che il negativo delle foto che ai giorni nostri scattate con una reflex o al massimo con una bridge.

Il formato RAW non si può impostare (almeno per il momento) su tablet, smartphone, la quasi totalità delle compatte e delle bridge.

Ma prima di rispondere alle domande, vi illumino anche su un altro particolare, ovvero che le case produttrici di strumentazione fotografica detengono vari formati RAW proprietari.

Cioè, se scattate con una reflex “Nikon” oppure con una reflex “Canon” (per citare le marche più in voga
), non avrete l’immagine finale esattamente in formato RAW, ma questo solo apparentemente, perché esse hanno un rispettivo formato RAW proprietario, cioè l’estensione non sarà nostrafoto.RAW, ma sarà nostrafoto.CR2 o nostrafoto.CRW (Canon) oppure nostrafoto.NEF o nostrafoto.NRW (Nikon) ecc. ecc. con le altre ditte produttrici, così come nello schema di riferimento che segue:

Canon: CRW – CR2
Epson: ERW – ERF
Fuji: RAF
Hasselblad: FFF
Kodak: DCR
Leaf: MOS
Leica: RWL
Mamiya: MEF
Minolta: MRW
Nikon: NEF – NRW
Olympus: ORF
Panasonic: RAW, RW2
Pentax: PTX, PEF
Sigma: X3F
Sony: ARW, SRF, SR2
Quindi quando vi capita di imbattervi con dei file immagine con le estensioni dello schema, dovete sapere che questi file sono comunque in formato RAW.

Se per caso non riuscite a visionare queste immagini, ciò dipende dal fatto se avete o meno installato sul vostro PC un qualsivoglia programma che riesce a “leggere” questi formati.

Se così non fosse, ovvero proprio non riuscite ad aprire il file, provate a fare una ricerca su Google perché esistono tanti programmi free che sono in grado di leggerli, quindi vi abilitano a visionare le immagini in vostro possesso.

Per fare ciò potete anche restare nell’ambito puramente professionale, avendo qualche soldino da spendere potete acquistare Adobe Lightroom e/o Adobe Photoshop, programmi altamente professionali che sono in grado di leggere qualsiasi formato di file immagine.

Come ultima risorsa, per casi estremi, non esitate a contattarmi vedremo insieme di risolvere il problema: posta@grafologico.it .

Purtroppo J devo ulteriormente informarvi che oltre ai formati proprietari già elencati, esiste anche un formato RAW non proprietario, ovvero il formato DNG (Digital Negative) sviluppato e proposto da Adobe, è questo fortunatamente viene letto dalla maggior parte dei software per immagini.

Quindi tornando a noi, un file RAW, essenzialmente è un formato che permette al file di raggruppare e catturare tutti i dati dell’immagine registrati dal sensore, così come sono, ovvero “nature” per intenderci.

Al contrario, quando si scatta in formato JPEG le informazioni relative all’immagine vengono immediatamente compresse, questa operazione conduce ad una perdita di dati nel prodotto fina, che poi a seconda delle esigenze potrebbe significare aver trascurato un qualcosa di essenziale ( come per esempio la perdità di qualità in caso di necessari ingrandimenti spinti oltre il consentito).

Al contrario del formato RAW, che essendo non compresso, è in grado di fornire immagini di qualità superiore anche effettuando delle correzioni e/o aggiustamenti attraverso software adeguati, al contrario di quello che succede se vi apprestate a manipolare immagini in formato JPEG, in quanto i tentativi di correzione di problemi sull’immagine stessa sarebbero pressochè irrecuperabili, in quanto l’algoritmo provvede autonomamente a regolarizzare l’immagine.

Senza poi parlare dei problemi che ci interessano molto da vicino, come quelli relativi alla concreta qualità del dato, ed a quelli inerenti gli ingrandimenti e/o cose similari.

schermata-2016-11-15-alle-11-56-35

Infatti, quando si scatta in formato RAW, poi siete in grado voi di produrre una l’elaborazione completa e dettagliata anche in caso voi vi spingiate oltre la soglia consentita. Quindi è possibile poi prendere decisioni su come l’immagine dovrebbe apparire per avere i risultati migliori, questo con il formato JPEG è possibile fino dove questo vi farà arrivare, ovvero “spingere” l’aggiustamento oltre, cioè in “overflow”, non sarà adeguatamente accettabile in quanto la perdita dei dati d’immagine sarà sicuramente non trascurabile

Come potrebbe essere per le regolazioni dei livelli di luminosità, allo scatto per il formato JPEG ne vengono registrati 256, mentre per quello RAW le registrazioni possibili sono tra i 4.096 ed i 16.384, quindi numeri altamente differenti che vanno indubbiamente a favore del formato RAW.

L’effetto che questo ha sulle immagini è enorme. Quei passaggi aggiuntivi di luminosità consentono di effettuare più regolazioni (exposure, neri, luce di riempimento, il recupero, il contrasto, la luminosità) alla vostra immagine, senza una significativa riduzione della qualità nel caso del RAW.

Altra nota dolente è quella che i file JPEG perdono di qualità ogni volta che sono aperti, quindi, se stai facendo modifiche ad un file JPEG devi sempre duplicare l’immagine e salvare una nuova versione se non si vuole perdere la qualità del file, perché anche se dopo la manipolazione non salvate l’immagine, questa non sarà la stessa, ovvero non avrà tutti quei dettagli di quando l’avete aperta perché l’algoritmo interno di compressione JPEG è autonomo ed i suoi effetti saranno comunque interagenti anche se annullate il salvataggio dell’immagine.

schermata-2016-11-15-alle-11-57-30Tralascio per il momento le argomentazioni relative allo spazio colore trattandosi di un argomento complesso, quindi di sRGB – Adobe RGB -ProPhoto RGB – ecc. ecc. ne parleremo in un articolo dedicato.

Quindi uno dei maggiori vantaggi quando si scatta in RAW è quello di registrare tutti i dati provenienti dal sensore così come sono, in questo modo i file saranno di alta qualità. E’ quando si tratta di immagini per lavori professionali non si può desiderare altro.

Per finire vi indico che esiste anche un ulteriore formato nel quale possono essere tratte le immagini dei vostri rilievi, questo in particolare lo troviamo nella maggior parte degli scanner, ma anche in alcune macchine fotografiche, è sarebbe il formato TIFF.

Questo di solito viene snobbato come formato di salvataggio delle foto (forse perché non si conosce l’esatta usabilità?), il formato TIFF infatti ha una compressione “lossyless” cioè senza degrado dell’immagine, basata sui metodi “matematici”.

schermata-2016-11-15-alle-11-57-22Quindi se apro, salvo e riapro un’immagine 100 volte in un programma di fotoritocco, l’immagine non si deteriora ma rimane sempre la stessa, così come avviene per il formato RAW.

Cosa che al contrario non succede con una immagine in formato JPEG, in quanto ad ogni salvataggio viene riapplicato l’algoritmo distruttivo di compressione che degrada l’immagine, questo avviene in maniera del tutto impercettibile producendo comunque un minimo degrado all’immagine stessa.

A questi accenni relativi alla parte tecnica dei vari formati di file immagine, bisogna aggiungere qualcosina della loro valenza nell’ambito della consulenza, nel nostro caso Grafologica, giudiziaria.

Una prima circostanza è quella che il Magistrato pretenda che oltre alla consulenza dobbiate depositare i “negativi” dei Vs. rilievi, è se questi sono fatti in formato JPEG sicuramente vi troverete in difficoltà perché, come già detto, quello che avete prodotto in formato JPEG non può essere assolutamente “tramutato” nel formato RAW (il contrario è possibile RAW > JPEG).

Una seconda, è non relativa circostanza, è quella della richiesta degli altri consulenti dei negativi dei vostri rilievi, in quanto è esatto che seguendo una determinata procedura già prodotta nell’elaborato consulenziale che avete fornito, tutti poi siano in grado di poter riprodurre lo stesso risultato seguendo appunto la medesima procedura da voi usata; è Lapalissiano che una determinata metodologia è esatta finche non viene trovato l’errore, se possibile, se esistente e pertinente.

Mi viene in mente il caso che mi disse un collega Grafologo inerentemente a dei rilievi realizzati agli Infrarossi da un CT, questo infatti effettuando con la medesima metodologia le operazioni per rilevare la sottoscrizione indagata non giungeva allo stesso risultato, cioè non riusciva, attraverso tecnologia IR ad evidenziare la stessa conclusione alla quale era pervenuto il CT, in quanto era palese che attraverso le riprese IR si sottolineava una traccia seppur minima di matita, cosa che nelle proposte inserite nell’elaborato del CT non si osservava.

Alla fine si controllarono le immagini dei rilievi ricevuti dal CT, questi addirittura erano stati “modificati” in modo che uno scatto fatto senza filtri ed illuminazione IR, quindi a luce bianca, magicamente erano stati “trasformati” come se ripresi effettivamente con tecnologia IR, semplicemente applicando un filtro RGB.

E’ questa operazione era stata fatta non tenendo conto che dal formato RAW si passava al formato JPEG.

Un’altra circostanza è rappresentato dal deperimento della qualità dell’immagine in formato JPEG attraverso svariati tentativi di aggiustamento e manipolzaione, cosa che non avviene con il formato RAW.

Spero di essere stato utile a dissipare i vostri dubbi sui formati da prendere in considerazione quando effettuate dei rilievi.

Nel caso di dubbi vi prego di contattarmi su info@grafologico.it, grazie.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!